Non sono i tocchi della campanella issata sul basto, perché il battacchio è avvolto e bloccato in un telo, ma sono i battiti forti del mio cuore che sento agitarsi mentre li scorgo da lontano.
Lei, la mula, è davanti con Hugo, il ragazzo, con ai lati i due cani e un po’ indietro c’è lui, l’asino, con Cindy, la ragazza dalla gonna alzata, e infine, proprio dietro alla campanella messa a tacere, ecco far capolino anche Rosalie, la gallina.
Non ci siamo mai incontrati, ma la variopinta tribù mi scorge e mi riconosce, dal mio sguardo colmo di emozione mentre li guardo dal finestrino della mia auto.
Li guido verso un prato, che però è recintato, e allora ci fermiamo al di là della strada, in uno slargo con un po’ di ombra, un po’ d’erba, e una scala di cemento che caratterizzerà la nostra sosta, il nostro incontro, l’inaspettato desco.
La mula e l’asino, Fifì e Gaspard, aspettano pazienti.
Tocco subito i loro musi, incrocio il mio sguardo con il loro sguardo profondo, guardo il loro carico e provo riconoscenza. La ragazza magra col cappello con i nastri colorati scarica dal basto dell’asino la cesta, solleva la reticella di metallo e dal giaciglio di fieno la gallina bruna e rossa salta fuori per sgranchirsi. Poi la ragazza sale la scala, raggiunge Space e Island, i due cani accucciati all’ombra, sui gradini più alti, e sfila loro il bagaglio, una sorta di zainetto, che contiene la loro parte di carico. Apro la scatola di biscotti per cani che ho portato e ne offro qualcuno.
Intanto il ragazzo prende il secchio di tela gialla e va a cercare acqua, ma non ne trova e ritorna col secchio vuoto. L’asino e la mula non berranno, non per ora, mentre la ragazza versa da una borraccia in una vaschetta di nylon un po’ di acqua per dissetare Rosalie. Non avevo mai osservato una gallina bere. Questa gallina aveva molta sete. Non posso dire che siano uguali, ma le fusciacche attorcigliate attorno al cappello della ragazza mi sembra che facciano pendant con le piume della gallina. La cesta viene posata qualche scalino più in basso dei cani. Rosalie si affaccia da sotto il telo che copre la cesta. La ragazza scende la scala.
Gaspard si spaventa per qualcosa che noi non percepiamo e urta un’auto parcheggiata. La ragazza si agita un po’ e richiama a gran voce il suo compagno. Questi accorre, è un po’ contrariato. Lo so, di solito non si fermano per pranzo, ed io ho portato pane francese, cacio e vino e li ho fatti fermare. Ma ho le carte dei percorsi, e devo spiegar loro dove passare. Il bagaglio viene scaricato dal basto di Gaspard. E’ un basto in legno, costruito da Hugo, un bastino da trekking “leggero” come se ne vedono spesso in Francia. Ma questo non è un trekking leggero e penso che il gran carico comprima il torace dell’asino. Ha due sottopancia, un pettorale e una braga imbottita da uno spesso manicotto di pelliccia. Sulla sommità dell’arcione c’è una campanella, fusa appositamente con impressa la data della partenza e l’indirizzo del loro blog: un dono di qualcuno che ha voluto accompagnarli col pensiero. Forse il primo dei doni.“ Da quando siamo in viaggio non c’è stato un giorno senza un dono” mi dice Cindy con gli occhi verdi raggianti di gioia.
Fifi è una mula di dodici anni, baia, non molto alta, tranquilla, e bruca l’erba polverosa dello spiazzo, con su il basto carico. Lei non c’era alla partenza, due mesi mezzo fa, ma si è aggiunta alla carovana durante il viaggio, quando Gaspard proprio non ce la faceva più a portare da solo tutto il carico e quando la sua nostalgia per il suo compagno rimasto a casa lo rendeva triste e poco volonteroso. Josephine, detta Fifi è stata acquistata in Francia ove lavorava come terapeuta con bambini tristi o troppo agitati. Si avvicina un uomo, alto, incuriosito. Osserva la mula, osserva il basto (che non si vede bene al di sotto dei borsoni e dei sacchi), saluta cordialmente i ragazzi, poi si permette un’osservazione, che riassumo così: “se posso darvi un consiglio…dovreste caricare i bagagli più in alto, non così laterali, perché con questo tipo di basto ove il peso non viene ripartito su un guscio rigido, il carico comprime lateralmente la cassa toracica della bestia” . Hugo pare ascoltarlo, un po’ infastidito, poi obietta che il carico basso va meglio perché abbassa il baricentro. Io penso che abbia invece ragione l’uomo alto, che si scusa velocemente per la sua osservazione e si allontana. Io gli sorrido e mi dice, quasi a scusarsi ancora, che lui ha lavorato con i muli per soli 20 anni! Io penso che andrò a cercare anche lui.
Ora siamo tutti sulla scala, tranne Gaspard e Fifi. Prendo le carte che ho portato, sulle quali segno i sentieri, i percorsi, i paesini che dovranno raggiungere. Ma non sono cartine molto chiare, e la zona che interessa a loro in realtà io non l’ho mai percorsa a piedi. Non so quanto potranno seguire queste indicazioni. Hugo, al quale spiego e illustro, non mi chiede nulla, mi sembra persino che non guardi la carta che gli apro davanti (eppure è per questo che loro mi hanno cercata, telefonandomi,dopo aver chiesto indicazioni ad un veterinario che li ha indirizzati a me).
Sulla scala Cindy è alle mie spalle, ma è a lei che voglio rivolgere le tante domande che da tempo mi pongo. Le domande che non ho potuto fare a Magalì, né a Stephanie, perché le conosco ma non le ho mai incontrate. Mi volto e dal suo gradino Cindy mi dice come tengono aggiornato il blog (ogni tanto in un Internet Point o quando ospitati da qualcuno che ha la connessione ad Internet), come riescono a lavarsi, ogni tanto (quando qualcuno consente loro di andare in casa e farsi una doccia), come ricaricano la batteria del cellulare (con un pannellino fotovoltaico), come trovano ogni sera il fieno (non lo trovano, si fermano nei prati e Gaspard e Fifi mangiano erba). Mi piego verso il basso, dallo scalino sotto al mio Hugo mi dice dove stanno andando (in Grecia, ma la meta non importa, importante è il viaggio), e quanto contano di stare in giro (due o tre anni, perché in Inverno si fermeranno a lavorare in qualche cascina per avere il fieno quando nei prati non ci sarà più erba).
Mi alzo, faccio altre foto (già da subito avevo chiesto il permesso), Cindy scende la scala, mi chiede di scrivere un commento sul loro blog. Le prometto che lo farò, le dico che io vado spesso su un sito italiano di asini e asinari e le scrivo su in foglietto l’indirizzo www.raglio.com; le chiedo se mi autorizzano a scrivere di loro e a pubblicare qualche foto: mi rispondono con un “sì” entusiasta e mi dicono che qualche giorno prima sono stati intervistati per una trasmissione su Rai3.
Poi anche Hugo si alza, raccoglie il cibo rimasto e ritira la bottiglia di vino che non abbiamo aperto e il vaso di vetro con il minestrone che scalderanno la sera nella loro tenda tipì.
Caricano Gaspard: Cindy mi mostra una piccola tenda, e mi dice che la piazzano quando piove per ricoverare Space, Iceland e Rosalie. In cambio di queste attenzioni i due cani camminano fedeli al fianco di Hugo e fanno la guardia all’accampamento e Rosalie puntuale regala un uovo ogni giorno. In cima al basto, dietro alla campanella, fissano la cesta con Rosalie.
Cindy sale la scale, fa indossare ai due cani i loro zainetti. E insieme ridiscendono. Hugo li prende al guinzaglio, che fissa alla propria cintura. Poi sistema il filetto nella bocca di Fifi e la tiene alla longhina. Intanto Cindy, esile libellula con cappello e occhiali, si avvicina a Gaspard. Mi ringraziano. Ci salutiamo con un abbraccio. Li guardo andare. Due giovani coi loro cani, con un asino, una mula e una gallina. Con tanta strada e tanta vita davanti a sè. E io resto lì. Con un’auto parcheggiata e tanta strada, tanta vita alle spalle. Per giorni non riesco a scrivere questa storia.
Poi lascio questo commento nel loro blog:
“ciao! dopo che ci siamo salutati e che avete ripreso il cammino il mio cuore ha continuato a battere forte forte. Vi guardavo andare, piccola carovana di amici, colorata scia di allegria e di fatica, ostinata volontà e sinergia di intenti. Vi guardavo andare, suonatori di Brema ondeggianti come le balze della gonna di Cindy, come la cesta di Rosalie, issata in cima al basto di Gaspard. Vi guardavo andare e sapere che in tasca avevate le cartine dei sentieri che ho cercato di illustravi, sapere che alla sera avreste scaldato il minestrone che ho preparato per voi, un poco mi consolava. Vi guardavo andare e io restavo.
E il mio cuore rallentava. Come se vi avessi affidato il mio sogno. Come se voi lo realizzaste anche per me. Ma non è così: Cindy all'improvviso si è voltata, è tornata indietro, due passi, di corsa, mi ha abbracciata e mi ha fatto un augurio. E io mi son ripresa il mio sogno, il sogno del mio viaggio con il mio asino. E il mio cuore ha ripreso a battere forte forte, come la campanella issata sul basto di Gaspard. Fate buon cammino, Cindy, Hugo, Gaspard, Fifi, Space,Island e Rosalie, vi penserò e magari un giorno ci ricontreremo.”
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 | CommentiIn questo momento ci sono 17 commenti |  |
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|  |  | Inserito da msigis il 08-Ago-2011 alle 08:08:43
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ma poi mi affiora un sorriso , hai presente qui sorrisi della domenica ,, ma non è sufficiente per chiosare le emozioni che sgorgano dal tuo racconto,,,
Dai Platero, cerca un patner (sarà piu' divertente) e parti anche tu ,, destinazione ........................
ps// un consiglio x tutti: x il 2012 , in vista di un default mondiale , di cui l'Italia farà da detonatore , siate pronti ad intraprendere un lungo viaggio , con o senza asini al seguito...
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|  |  | Inserito da platero il 27-Set-2011 alle 21:09:41
Moderazioni espresse: 0 |  | | |  |  |  | | | | |  | | | | | | la carovana è giunta in Slovenia. Non posso dire "cammina e cammina". Infatti, no. Lasciato il Piemonte, le strade e il traffico della Lombardia hanno portato alla decisione di salire su un camion e saltare un pezzo dell'itinerario previsto. Ed eccoli in Veneto. Ma lì, pare si siano trovati male, scrasa accoglienza, ancora strade con immodizia e traffico e il morale a terra. A cercare un posto ove dornire dovevano dedicare più tempo di quanto trascorressero a camminare. Allora... di nuovo col camion, ed ora sono, felici e rianimati, in Slovenia. Non sono partiti per battere un record o per provare qualcosa, come Cindy scrive nel suo blog. La gallina ha avuto un piccolo incidente, ma sta guarendo. Ora loro stanno cercando il posto ove trascorreranno l'inverno: un maneggio ove lavoreranno in cambio di una casetta e di cibo per gli animali.
E io penso. Le diffcioltà che prevedevo (soprattutto le strade e i pernottamenti e il cibo per gli animali) ci sono, e anche in coppia, e anche giovani, può esser difficile.
Allora ciò mi spaventa di più? oppure mi rende "più umana" e quindi affrontabile, l'impresa? Chissà, io ancora non lo so.
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|  |  | Inserito da platero il 11-Feb-2012 alle 20:02:34
Moderazioni espresse: 0 |  | | |  |  |  | | | | |  | | | | | | mi ricollego a questo blog per rimettere in evidenza l'argomento, soprattutto per il nick "Inquietum_pedes". Il Blog tenuto dalla coppia di ragazzi francesi è:
http://16pattesenvadrouille.over-blog.com/
Come si legge nel blog, dopo parecchie difficoltà e problemi incontrati lungo il loro cammino, sia burocratici nel passaggio delle frontiere, sia pratici nel reperire vitto e alloggio per sè e per gli animali, sia di salute (l'asino si è ammalato, e poi forse anche la gallina), sia logistico, pe ri percorsi troppo trafficati e altre varie criticità, hanno deciso di sospendere il viaggio e tornare in Francia.
Io li ammiravo - e invidiavo-tanto, per la loro spensieratezza e il loro ottimismo. Ma ora posso avere una considerazione diversa, non mi sento più vecchia e codarda per non essere ancora partita, come loro invece hanno fatto, ma mi sento responsabile e saggia. Anche non dovessi partire mai.
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