Sono fortunata. Tenuto conto che non ho buona manualità e non so lavorare il legno, devo ammettere che una grande fortuna ce l’ho: quella di abitare (per ora) qua. Solo abitando qua posso godere di una inaspettata opportunità. Quella di farmi costruire un basto esattamente come lo vorrei, e come viene fatto da anni e anni… e usato da contadini e pastori. Ecco il mio racconto, che scarso contributo pratico porta al neo-nato Club del Basto, tantè che creo questo nuovo blog.
Ero orientata all’acquisto di un basto dell’esercito Svizzero, da modificare opportunamente, togliendo parti di ferro in eccesso, lo stesso tipo di basto che usa Mora e che trovo in vendita proprio nel mio paese, in un magazzino (bellissimo!) che tratta materiale militare. Interpellato il venditore, questi mi disse che stava proprio facendo costruire dei basti per asini, impostati esattamente sul modello del basto 71 dell’esercito svizzero, ma di misura più piccola. Basti metallici. Pesanti e adatti ad altrettanto pesanti carichi. Mentre aspettavo che la produzione desse il suo esito, per valutare e prevedibilmente acquistare, ho incontrato un signore dai capelli bianchi, che ho saputo essere l’artigiano che costruisce tutti i basti che vedo alle fiere del bestiame sul dorso di asini, muli e cavalli. Asini muli e cavalli che lavorano con i pastori. Basti di legno. Pesanti e robusti. Basti da lavoro, o da trekking lunghi e impegnativi. (non adatti per la gita giornaliera della piccola Lolita, tanto per capirci…)
In giro mi hanno detto che questo signore è l’unica persona che ancora costruisce basti di tipo tradizionale, in legno, come quelli che per generazioni sono stati usati dai pastori nelle nostre montagne. (Lui invece mi ha detto che nel cuneese c’è un altro artigiano che li costruisce). Ad ogni occasione cerco quest’uomo dei basti e mi spiega cose che non so (ad es. mi parla della difficoltà a trovare i materiali adatti: le fibre naturali, i tessuti coi requisiti giusti, i fili per cucire, per i quali le sue scorte si stanno esaurendo; ecc.).
In una delle nostre conversazioni gli ho detto che frequento questo sito di appassionati di asini, ove spesso vi sono discussioni sui basti, argomento che interessa molti degli asinari, alcuni dei quali hanno desiderio o necessità di possedere un buon basto. Pertanto gli ho chiesto se posso indirizzarli a lui, se gradisce che io fornisca i suoi riferimenti. Ma lui ha scosso la testa. E già sapevo il perché. Quando uno gli chiede un basto, la prima cosa che lui fa è quella di andare a prendere le misure. Munito di tutto l’occorrente, come un sarto, o un marmista, si reca al domicilio dell’asino, perché è quantomeno improbabile che l’asino si rechi al suo laboratorio. Misure e dime, e forse quattro chiacchiere. Poi inizia la costruzione. Il basto viene realizzato e fornito di tutti gli accessori e allestimenti che vengono richiesti: oltre a pettorali, braghe, sottocoda, anche cassette, ceste, sacche, borsoni, teli. Quando il basto è pronto viene consegnato. E in quel momento il lavoro dell’artigiano non è finito, anzi! Inizia il periodo di manutenzione, perfezionamento, adattamento. Un asino cresce, o dimagrisce: allora si lavora sul legno, ma anche e soprattutto sul cuscino per assottigliarlo o ispessirlo; la forma del cuscino deve ricalcare sempre, esattamente, la forma del dorso dell’animale. Poi magari nascono nuove esigenze, servono altre cinghie, servono dei nuovi attacchi, o spostare un gancio, o sostituire una fibbia. O magari fornirsi di un telo con le tasche per gli agnellini. L’uomo dei basti è lì, pronto ad intervenire. Per chi, come me, non ha manualità né conoscenza pratiche, è indispensabile. Per tale ragione il signore dei basti, con la barba bianca, scuote la testa e mi dice no, non posso produrre basti su scala industriale, per ogni basto ci vuole molto tempo, e non posso costruire un basto per un animale che non conosco, che non ho toccato, misurato e (penso io) accarezzato. (appena ne avrò l’occasione pubblicherò qualche foto)
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 | CommentiIn questo momento ci sono 26 commenti |  |
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|  |  | Inserito da natur284 il 16-Nov-2010 alle 08:11:53
Moderazioni espresse: 0 |  | | |  |  |  | | | | |  | | | | | | Entra pure.
"Quando uno gli chiede un basto, la prima cosa che lui fa è quella di andare a prendere le misure. Munito di tutto l’occorrente, come un sarto, o un marmista, si reca al domicilio dell’asino, perché è quantomeno improbabile che l’asino si rechi al suo laboratorio. Misure e dime, e forse quattro chiacchiere. "
Che dire? Quello che dico da sempre!
Ma evidentemente ,come dimostrato giornalmente qui,la fonte dell'informazione influisce ,anche per l'80/90 % , sulla sua considerazione e/o credibilità.Sembra impossibile : ma è così.  | | | | |  | | | |
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|  |  | Inserito da platero il 18-Nov-2010 alle 10:11:35
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a Burro, si, sono fortunata, ma, come dice Bigio, la fortuna bisogna sapersela guadagnare!
A Raglia: allora ti aspetto in Primavera, arriverai come una rondine!
A Francescosid: ottima idea, la tua, di raccogliere informazioni e divulgare la “cultura” degli antichi mestieri. Tutti daremo un, seppur piccolo, contributo.
Elcholo: non ti preoccupare, certe folate fetide non mi toccano, la mia “aura” di serenità e buonsenso mi protegge!
A Nerone, Vale, Mora: non ho scritto che ho commissionato un basto per Pepito, non ancora… (se avete inteso così, mi sarò espressa male). Ma al momento opportuno lo farò. Tuttavia appena riesco cercherò di fotografare qualcuno dei “suoi” basti e di farmi illustrare meglio gli aspetti tecnici, che , giustamente, servono per valutarne la bontà.
Per Vale che mi scrive: “la mia fantasia ha lavorato, immaginando il vecio che prendeva le misure a pepito, e poi ancora....” Ancora un po’ che aspetto a ordinargli il basto il signore dai capelli bianchi diventerà davvero “vecio”, ma , per ora, non lo è!
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|  |  | Inserito da platero il 18-Nov-2010 alle 10:11:56
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Il basto mi ero decisa a comprarlo, lo scorso Maggio, è già mi ero messa d’accordo con il signore dei basti per farlo venire a prendere le misure di Pepito. In quel periodo però Pepito era molto disubbidiente e faticavo a gestirlo, e portarlo in giro era pericoloso. Perciò, il giorno prima, bando alle esitazioni, ho voluto provare a portarlo fuori dal recinto: altrimenti che me ne sarei fatta del basto? La prova è stata scoraggiante, con fughe verso i prati, galoppate sulla strada e giochi di dominanza con eccessi di esuberanza. Con il groppo alla gola ho chiamato il signore dei basti e ho disdetto l’incontro. E ho continuato a lavorare con Pepito per far sì che il giorno che avremo un basto, sia una gioia per entrambi incamminarci insieme, a passo lento.
P.S. Quest’estate Pepito è stato in villeggiatura in montagna. Per il ritorno ho studiato un itinerario di tre giorni di cammino. E siamo tornati. A piedi. Lui scarico, io con la soma. E un menisco appena rotto. Facevamo ridere a vederci. Ma è stato ugualmente fantastico!!!!
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