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due scuole di pensiero pantagruele il 24-Apr-2008 in Generica | ||||||||||||||||||||||||||||||||
Da piccino sono cresciuto con un gatto come compagno inseparabile, da grandicello ho preso un cane, avviato alla terza età un asino. Con i gatti mi intendo benissimo, con i cani abbastanza(anche se il lavoro lo fanno quasi tutto loro). Con gli asini sto cercando di imparare, anche dai consigli altrui. Sul trattamento del vizio di morsicare mi sembra esistano due scuole: 1) sgridalo con fermezza senza diventare violento ogni volta che ci prova; 2) dagli un pugno sul muso chè smette. Per indole ho preferito cercare di applicare la prima teoria. Agnese cercava di mordermi e io, con tono di voce burbero, dicevo “NO!”,spingendola via. Lei continuava a cercare di mordermi e io ripetevo “NO” alzando un braccio con fare intimidatorio. Lei cercava nuovamente di masticarmi e io, allora, la ignoravo vistosamente allontanandomi. Quando ritornavo, mostrando ancora indifferenza, venivo nuovamente azzannato. E io, nuovamente, la sgridavo. Perseverando per un mese, questa tecnica di addestramento aveva ottenuto dei risultati: ormai mi facevo mordere senza fare troppe storie :). Un giorno, però, un morso più rabbioso e inaspettato del solito, che mi lasciò un livido del diametro di 15 cm. sulla spalla, mi fece temporaneamente abbracciare la seconda scuola di pensiero. Mi voltai e allungai un destro alla signorina. Avevo mirato al fascio di ciccia e muscoli sopra il collo, però, considerato che non ero un fulmine nemmeno da giovane e lei è vispa e scattante, il destro discretamente caricato la raggiunge alla mandibola. Compie un paio di passi indietro e di lato, incrociando le anteriori , e cade in ginocchio con una espressione stupita e spaventata quanto la mia (Ohmmamma, le avrò fatto male?!). Poi si rialza in piedi scuotendo il testone e le orecchie e si tiene alla larga per il resto della giornata. Seguono tre giorni in cui, appena provo ad avvicinarmi a meno di 5 metri comincia a calciare a 360° che neanche Bruce Lee. Soprattutto molto coreografici i calci laterali. Alla fine, con offerta di cibo, comincia a riaccordarmi fiducia, ma le cose tornano normali solo quando riesce a stamparmi un morso nel braccio senza ricevere più che un rimbrotto (una sorta di vendetta per quello che era stato vissuto come un torto). Sono pertanto giunto alla conclusione che ogni asino è un caso a sè e non esistono ricette. Agnese, quando si tratta di punizioni corporali, le prende come un’offesa personale, per cui sono inutili. Ho anche affinato la percezione del comportamento: quando Agnese si sente trascurata o si annoia, scarica il proprio malumore con morsi cattivi (Okkio!). Quando è allegra (la porto fuori dal recinto o la alimento) uno o più morsetti senza stringere sono un messaggio cameratesco o anche un gesto affettuoso o una dimostrazione di interesse. Per cui nel primo caso sto attento e negli altri cerco di limitare i danni. |
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