Ognuno ha la propria ragione, poiché ognuno è convinto di ciò che crede di essere e così l'insieme delle esperienze e conoscenze acquisite rappresentano per tutti l'identità della persona che crediamo e vogliamo essere e che viene comunque e dovunque rappresentata con quell'habitus culturale che ci siamo forse inconsapevolmente confezionato oppure che altri ci hanno fatto indossare. Ma la ragione da che parte sta? Dipende sempre dal punto di osservazione. Dal punto di vista degli Israeliani terrorizzare i Palestinesi intrappolati a Gaza come topi è cosa giusta e dovuta, essi sono fermamente convinti che la ragione è dalla loro parte. Per i militanti di Hamas la ragione è invece dalla loro e per questo ogni tanto lanciano missili verso l'altra parte della barricata. Al padre e alla madre di quel bambino morto tra le loro braccia perchè colpito da una granata, da una scheggia o da una pallottola proveniente dall'una o dall'altra parte, chi gli lo va a dire da che parte sta la ragione?
LA “CULTURA DA SALOTTO” esiste e la si fa tutte le volte che le parole non sono accompagnate dal personale agire o, in assenza, da un autentico sentire; la si fa tutte le volte che si parla senza avere nulla da dire oppure perchè si sente dentro tutto un enorme ribollire ma si possiede una testa che non è capace oppure non ha ancora tradotto (con parole) i rumori passionali provenienti dalla pancia. In questo caso è bene tacere altrimenti non si fa altro che cedere a quella indesiderata compagnia che fa chiacchiere o “cultura da salotto” finendo per assomigliarle molto. È ancora più grottesco promuovere i propri pensieri come portatori di vera ragione e contrapporli a quelli che altri non hanno neppure negato oppure hanno ugualmente avanzato semmai con parole diverse. Questo non è forse un autentico pregiudizio? La presunzione che la propria cultura ( ovvero l'essere formato non solo del proprio io ) sia da difendere anche se alcuna ostilità le sia stata ancora scagliata contro. La schizofrenia di credere in una cultura-di-vita fatta con le mani e il sudore sia superiore rispetto a quella fatta con la tecnica delle parole, a quella che si vuole evolvere attraverso un pensiero liberato. Non è forse una schizofrenia culturale tendere a sganciare l'una dall'altra? Per la stessa ragione si finisce per propugnare contro-cultura quando si fà specismo di una specie rispetto ad un'altra, si fa razzismo quando si contrappone una razza rispetto ad un'altra, si fa classismo quando si legittima “l'ignoranza” per una classe e “il sapere” per l'altra. È sotto-cultura quando le cose del mondo si guardano in maniera parziale, settorializzata, com'è un cero modo di vedere terzomondista. Per me è indubbio che tutta l'umanità è in sofferenza e a costo di sembrare cinico, dico anche che non esistono PRIORITA'. Queste quando messe in campo vengono sempre accompagnate da eserciti di occupazione che portano aiuti umanitari improbabili, armi, bibbie e i vangeli della democrazia.
Il terzo e il quarto mondo è massacrato da sempre, ed oggi è arrivato allo stremo. L'occidente e il potere dei nostri potenti è il responsabile, è il carnefice che devasta con il napalm, col fosforo, col cesio, con l'Hiv, con una moltitudine di virus in fuga... e poi ricostruisce col cemento, col coltan dei telefonini, con gli ogm, con la cultura globalizzata. È una emergenza, un'urgenza di certo ma diventa demagogia se non si capisce che è strettamente collegata alla malattia grave della civiltà occidentale oppure sarebbe meglio dire: al suo congenito delirio che risale alla notte dei tempi.
I bambini dell'occidente ricco sono “anch'essi vittime di questo mondo” diversi dai loro coetanei sebbene anche nelle apparenze si assomiglino molto, basta guardare i ventri gonfi di entrambi anche se per ragioni diverse, ma nella sostanza si assomigliano ancora di più.
Il loro sfruttamento, il loro utilizzo utilitaristico, il loro fare da bersaglio primario della controcultura, il loro addestramento ad essere soldati di un Credo li fa essere più uguali e ugualmente bisognosi di un'attenzione diversa, sincera, urgente. I bambini dell'occidente ricco hanno ugualmente bisogno di cure speciali perchè essi saranno gli adulti che gestiranno ancora questo pianeta trovandosi ancora di fronte ad un secondo, terzo, quarto ed anche quinto mondo. Come ci dovranno arrivare? Che possibilità avranno per essere diversi? Su quale basi muoveranno i loro comportamenti per essere rivoluzionari e cambiare l'esistente affatto promettente?
E gli altri, i bambini dell'Etiopia, della Somalia, del Congo, dell'Amazzonia, della Palestina e di tutto il Medio Oriente che possibilità avranno senza che i loro coetanei “ricchi”diventino portatori di una coscienza nuova?
La presenza dell'asino serve da noi come da loro; la sua lentezza e l'intera sua filosofia è una necessità comune che non deve mancare in nessun angolo del mondo!
L'asino che porta sapere che porta nuove, semplici e liberate idee è per me un'immagine simbolica che può rappresentare la base comune su cui costruire la nuova società di individui liberi che riescono a convivere in maniera egualitaria e senza farsi troppo male.
In realtà per me l'asino è un pretesto, una scusa, una bella e giusta immagine per rappresentare l'utopia che spero di portarmi dietro fino all'ultimo dei miei giorni.
Nonostante l'asino però temo che l'intervento di pochi uomini potenti e veramente ricchi continuerà a determinare il futuro destino dell'intera umanità e del pianeta che ci ospita. Temo lo stesso che le possibilità dei bambini ricchi ed occidentali siano maggiori di quegli altri. Mentre i primi potranno diventare adulti potenti e devastatori oppure retti e guerrieri dei sogni oppure rincoglioniti ed inebetiti; i secondi continueranno ad avere soltanto due possibilità: morire di fame o diventare nuovi kamikaze. Dipende anche da noi e da cosa pensiamo di “costruire” con gli asini...
dopo questa frase:
“ E poi, ok che questo è un sito di asini, asinari e asinisti, ma se anche ogni tanto si esula dallo specifico non credo che succeda qualcosa, no? “... comincio a pensare che la minoranza di Raglio.com, quella che non commenta solo le foto o non chiede e dà soltanto i sempre utili ed indispensabili consigli pratici, stia manifestando un certo timido fermento verso un allargamento degli orizzonti cercando di parlare di asini a tutto tondo. C'è tuttavia ancora una certa ritrosia ad uscire fuori dai confini dello “specifico” e dal “tecnico”, il timore di mettere sul piatto pensieri “poco-asinini” o magari “personalistici”...(?)...(?)...(?)
Non credo che si possa temere una svolta di questo genere per il SITO ma, a mio parere, un allargamento agli ambiti più umani può solo arricchire un blog specifico sugli asini.
Che succeda qualcosa...dev'essere sempre auspicabile altrimenti più che mancare il coraggio per confrontarsi viene a mancare la materia. Sulla noia e le sdolcinature, consentitemi, quale confronto?
Mani abbassate su gli asini e Raglio.com, figurarsi!
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