LIVORNO. “Mettete i pannoloni ai vostri asini” ha ordinato James Kuria sindaco della città keniota di Limur ai proprietari degli animali da soma. La nuova norma – così come si legge nella rivista Left – doveva entrare in vigore in luglio, ma è stata sospesa per le reazioni di sdegno dei cittadini. La preoccupazione dei commercianti che utilizzano gli asini come mezzi di trasporto è quella che l’obbligo dei “pannolini” si allarghi anche ad altri animali come le mucche.
Dunque se è vero che le macchine inquinano l’aria, non si può neppure trascurare il problema degli escrementi che gli asini lasciano sulle strade, almeno dove ci sono e dove vengono comunemente utilizzati. Due questioni assai diverse ma che, semplificando, alludono allo stesso principio: non esiste niente che non abbia un impatto con l’ambiente. Quindi in un’ipotetica ricerca di una mobilità più sostenibile in Africa, se si scegliesse di tornare a sfruttare gli asini, ci sarebbe comunque da fare i conti con gli escrementi degli animali (acque questi inquinanti). E a quel punto, ripetiamo del tutto ipotetico e anche improbabile, si dovrebbe comunque fare una scelta tra il male minore.
I cittadini di Limur, tuttavia, una soluzione ce l’avrebbero: assumere più spazzini, anche se non si sa se questi stessi cittadini sarebbero poi disposti a pagare l´eventuale aggravio di costi del servizio di spazzamento urbano.
In Italia probmlemi di questo tipo non ce ne sono, anzi. Il problema è proprio quello di salvare animali meno standardizzati, più legati ad ambienti o funzioni ormai diventate marginali o scomparse. E’ il caso appunto della caduta verticale della popolazione di asini e muli, di alcune specie di cavalli, di molti tipi di mucche, molti animali da cortile, e non è un caso se alcune razze, come la Chianina hanno recuperato un declino che le stava portando all’estinzione grazie alla qualità della loro carne.
Mentre quindi in Africa si pensa di dover assumere più spazzini per pulire le strade dagli escrementi degli asini, in alcuni paesini italiani sono gli asini stessi a venire "assunti" come spazzini o come "tagliaerba". E´ il caso del ricco Triveneto, dove un pastore e sei asini sono impiegati per la pulizia e lo sfalcio del verde pubblico.
Scendendo al Sud fino a Castelbuono in provincia di Palermo troviamo una situazione analoga: in questo piccolo centro del Madonita di 10mila anime i ciuchi (nella foto chiamati in dialetto siciliano "scecchi")vengono caricati con due casse sul dorso dentro le quali i cittadini potranno riversare i loro rifiuti opportunamente selezionati. Perché è bene sottolinearlo, gli asini servono a implementare la raccolta differenziata.
Ma siccome tutto il mondo è paese, così come in Africa anche nel paese di Castelbuono sono scattate le proteste, supportate perfino dai vertici nazionali della Lav per lo sfruttamento dell´animale. Il sindaco Mario Cicero, ha dovuto rispondere assicurando che «l´asino lavorerà soltanto 5 ore al giorno (meno di un qualsiasi impiegato), il lavoro verrà effettuato all´interno del centro storico (zona pianeggiante) e trasporterà massimo 100 Kg per ogni viaggio. Inoltre, ogni asino è dotato di regolare microchip e sottoposto a periodiche visite veterinarie da parte dell´ASL di competenza. Le ricordo che molte volte nella società moderna gli asini, i muli, i cavalli, vengono utilizzati per escursioni culturali e turistiche. Basta mettere sulla loro groppa un individuo di corporatura media con un medio carico al seguito, che si raggiungono e si superano i 100 Kg, considerando anche che si percorrono tragitti impervi nelle montagne, all´interno di boschi, sugli alvei dei fiumi ecc. Ritengo pertanto di non violare nessuna legge, mai è stato nelle nostre intenzioni creare condizioni di violenza nei confronti di qualsiasi animale».
Fonte : http://www.greenreport.it |