Intervista di Iperio alla Professoressa Emanuela Chiavarelli
Le mie domande:
1. Molti animali domestici sono giunti a noi dalla notte dei tempi, dal paleolitico o dal neolitico, come cane e gatto, maiale e mucca. Ma l'asino, che era una creatura indispensabile nei trasporti fino ai primi decenni del secolo scorso che fine ha fatto?
2. Mi resta abbastanza difficile capire come avvenga la scelta di un animale totemico da parte di un gruppo umano, e mentre posso capire intuitivamente che uno si possa identificare con un leone o un'aquila, perché alcuni scelsero l'asino, animale già allora domestico e un po' buffo, come proprio simbolo, o addirittura come simbolo di un proprio dio?
3. Il suo libro ci racconta come l'asino, totem, simbolo di saggezza e addirittura divinizzato è presente in diverse culture, e sembra transitare dall'Egitto alla Mesopotamia, dal mondo anatolico a quello ebraico, dalla Grecia a Roma, fino al cristianesimo antico e medievale. Ma parallelamente l'asino diviene anche simbolo negativo e di poca memoria, archetipo giunto sino ai nostri giorni. Come si conciliano queste due raffigurazioni opposte dell'asino?
4. Lo studio del sacro è ancora attuale? Interessa i giovani?
5. Nel suo libro fa riferimento ad una Grande madre, divinità primigenia. Alcune persone al giorno d'oggi continuano anche nella nostra cultura a praticare la stregoneria, mentre molte giovani donne e alcuni uomini hanno riscoperto e si identificano, anche attraverso movimenti new age e neo pagani, in una religione matriarcale e stregonesca. Mi riferisco ad esempio alla Wicca. Esiste secondo lei un collegamento non banale e superficiale tra questi fenomeni antichi e moderni?
6. Pensa che fenomeni come la caccia alle streghe e la stregoneria tradizionale giunta fino ai nostri giorni abbiano avuto origine da un antico culto matriarcale, di cui sussisteva una eco nel culto di Diana citato da fonti tardomedievali, che la chiesa cattolica intendeva sradicare e distruggere definitivamente?
7. L'asino d'Oro di Apuleio, la favola di Pelle d'Asino di Perrault, il Pinocchio di Collodi. Tre favole di asini. Influenzate dalla cultura popolare o da una tradizione esoterica più profonda?
8. Sono un appassionato di storia delle carte da gioco e mi ha colpito la carta da gioco della figura 25 del suo libro, che raffigura il Matto di un mazzo di tarocchi. Ho visitato la collezione del Museo delle Arti e Tradizioni popolari di Roma, dell'Eur, cinque anni fa e questa carta non c'era. È una nuova acquisizione?
9. In tempi come questi, di crescenti conflitti religiosi, un dio asino servirebbe a sdrammatizzare certi fanatismi?
Le risposte di Emanuela Chiavarelli
1) L'asino, animale indispensabile, in passato, come bestia da soma, specie nei territori impervi, con la motorizzazione ha perso molte sue prerogative. Rimane, però, l'eco della sua antica funzione di animale addetto al trasporto dei "sacra" nelle attestazioni dei miti misterici come quelli dionisiaci - in cui è sempre presente un asinello - o quelli metroaci, in cui la Grande Madre Cibele è sempre rapportata all'asino.
Ne resta il retaggio nel folklore di Santa Lucia che, nel Veneto o nel Friuli, arriva la notte tra il 12 e il 13 dicembre, giorno ritenuto il più breve dell'anno, a cavallo del suo ciuchino, per donare dolci ai bambini che lasciano sul davanzale delle finestre fieno e semola per l'animale.
2) La scelta dell'asino come simbolo totemico può sembrare strana a noi contemporanei, condizionati dai luoghi comuni che ne evidenziano la stupidità e la testardaggine. Era, invece, l'animale tipico delle culture nomadi che pare si basassero sul raglio del somaro non solo per sapere quando sarebbe piovuto, ma per determinare, addirittura, il momento degli equinozi.
Sicuramente l'asino fu divinizzato nell'antico Egitto - dove il dio Seth era rappresentato con orecchie asinine - o in Asia Minore, nella cultura ittita.
Un ciuco è raffigurato, ad esempio, al centro di uno stendardo raggiato, simbolo del sole, reperito ad Alaca-Höyük. L'animale pare costituire l'emblema dell'anno, simbologia che si chiarisce nella relazione con Lamaštu, dea babilonese, sempre effigiata mentre, con il proprio piede asinino, spinge un somarello, simbolo del sole, sulla barca del tempo. La postura esprime il potere della dea sul divenire.
A queste arcaiche attestazioni risalgono le numerosissime tradizioni come quella del Matto di Natale dalle orecchie di ciuco, o come le Feste degli Asini o dei Pazzi, celebrate nelle cattedrali francesi fino al XVI secolo dai chierici danzanti.
3) È proprio l'ambiguità caratterizzante l'asino a sottolinearne l'importanza nell'ambito sacro. L'impatto con culture diverse, successivamente prevalenti, comportò, come sempre avviene, la decadenza della religione più antica.
Così dee come Ecate e le Empuse, caratterizzate da estremità d'asino, divennero esseri ctoni come la remota Lamaštu, entità un tempo potentissima, la cui antichità è confermata proprio dal fatto che, già nei reperti babilonesi, viene reputata un essere demoniaco.
Tracce di queste arcaiche credenze rimangono sia nell'Ebraismo che nel Cristianesimo. L'asino fu, infatti rapportato da Sant'Ambrogio o da Tertulliano, al mistero dell'Unigenito e, forse, a tale simbologia si ispirò l'autore del curioso graffito del Palatino: un crocifisso dalla testa d'asino.
4) Lo studio del sacro è sempre attuale e l'interesse dei giovani per tale ambito si rivela potentemente proprio dietro l'apparente desacralizzazione in atto.
Il discorso è estremamente complesso e interessa l'antropologia. Tanto per fare un esempio, tatuaggi e piercing attestano un inconscio desiderio di ripristinare gli antichi riti di passaggio.
Le serate in discoteca si dimostrano una sorta di tentativo di esperire, in uno "spazio altro", la dimensione sacrale. Già l'esasperazione primitivistica delle acconciature o del trucco evoca le maschere tipiche dei Misteri. Proprio come nel corso degli antichi rituali - in cui i partecipanti, esaltati da danze e da sostanze psicotrope, emergevano dai vincoli profani del tempo per attingere alla Vita transpersonale ed Eterna, così i giovani tentano inconsciamente di affrancarsi dalla quotidianità ingiustamente banalizzata, ballando e assumendo droghe.
Ma la mancanza di strutture rituali impedisce la capacità di trasformazione psichica e spirituale inerente all'impatto emozionale con il sacro e certi eventi, perduti i risvolti cultuali, vengono, perciò, ripetuti senza senso né significato profondo.
5) La stregoneria è certamente l'eredità di arcaici culti riferibili alla prima forma di religione umana: la magia. Quando l'uomo non era ancora in grado di formulare pensieri astratti ed ogni astrazione doveva essere collegata ad un correlativo oggettivo - secondo il meccanismo "prelogico" - si pensava di poter interpretare la realtà agendo per analogia.
Si mimavano, quindi, con danze e sacre rappresentazioni, gli eventi che si desiderava avvenissero nella convinzione di favorirne l'attuazione.
È naturale che queste credenze, il cui retaggio rimane nel nostro DNA, riemergano soprattutto in periodi di crisi come il nostro in cui i tradizionali riferimenti etici sembrano vacillare. La reazione inconscia è quella di regredire verso il passato collettivo, alla ricerca di un nucleo "sano" a cui appigliarsi e da cui attingere energia.
6) Sicuramente i fenomeni relativi alla caccia alle streghe furono originati dalla necessità di fronteggiare il pericolo costituito dalle manifestazioni inerenti al retaggio dell'antica religione pagana di stampo matriarcale. Molte situazioni collegate al dianaticus, culto di Diana incentrato sul volo delle streghe e sull'esercito dei morti dilaganti nel periodo di transito annuale o nelle "quattro tempora", emergono con straordinaria potenza dietro fenomeni come quello della cosiddetta Caccia Selvaggia, nucleo semantico che condensa molteplici elementi: il sabba delle streghe; l'esercito della dea dai moti nomi, regina del "buon gioco", la masnada infera dei guerrieri morti in battaglia reinterpretata dalla Chiesa come esercito delle anime purganti; lo scontro tra le forze del buio e le potenze della luce.
L'origine di questi articolati e complessi fenomeni, ai quali sto attualmente lavorando, risalirebbe, con molta probabilità, all'ambito sciamanico.
Sull'argomento è già stato pubblicato un mio recente articolo sulla Rivista "Studi sull'Oriente Cristiano", diretta da G. Passarelli (E. Chiavarelli, L'esercito delle anime purganti: origini precristiane del fenomeno della Mesnie Ferale. Roma 2006, 102, pp. 23-43).
7) Sono convinta che la fiaba di Pelle d'Asino evochi la trasmissione dell'investitura regale anticamente legata alla figura femminile. Il desiderio del padre-re di sposare la figlia alla morte della regina-madre non deve essere interpretato come un tentativo di incesto, ma come modo, da parte di un sovrano, di mantenere la carica regale, anticamente trasmessa per via femminile.
La favola di Pinocchio è stata scritta da Collodi, un massone, risente, quindi, di una tradizione esoterica di cui l'apuleiano Asino d'Oro rappresenta una preziosa attestazione. Ho già trattato questi argomenti in Sulle tracce della scarpina perduta, Il Calamaio, Roma, 2006, nelle sezioni dedicate a "Pelle d'Asino e Maria di Legno, le fiabe dell'incesto" e "L'albero, la dea e le sue ipostasi nella fiaba di Pinocchio. Mi farebbe piacere farle avere il libro.
8) Sicuramente la carta relativa al Matto dei Tarocchi è riferibile ad un contesto culturale molto antico di cui la carta è solo una testimonianza.
La carta, riferita al numero 0, riflette un significato importantissimo in rapporto all'infinito, essendo lo 0 il più piccolo dei numeri positivi, ma anche il più grande dei negativi. L'ambiguità della figura si esprime come essenza del sacrificio.
Si fondono insieme, infatti, il personaggio dell'Atellana, Maccus (dall'accadico maku ="mancare") - da cui il Matto pare provenire - ed il latino mactus (="abbondante"). La duplicità semantica mancanza / sovrabbondanza, richiamati dallo 0, alludono alla funzione della vittima che, con la sua immolazione (mactare = "uccidere") promuove, per antifrasi, la fecondità.
9) Non credo proprio che un dio Asino potrebbe influire dal punto di vista religioso. La presenza dell' "Asinello" nella simbologia dei partiti politici risulta, però, se non altro, curiosa!
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