Il 22 e 23 settembre presso l’Istituto San Giovanni di Dio si è svolto il confronto scientifico tra tutti i centri e le istituzioni che praticano attività terapeutiche con l’asino rivolte soprattutto ai pazienti psichiatrici
ROMA - Cosimo è un uomo di una quarantina d'anni, vive presso l'Istituto San Giovanni di Dio di Genzano da molti anni. Stella di anni ne ha 10, è un'asinella e vive al Fatebenefratelli da 3 anni. Quella di Cosimo e Stella è una storia di amicizia, un percorso di riabilitazione tutto in salita. Cosimo è silenziosissimo e ripiegato su se stesso, non sorride mai, ma è perseguitato da voci e quando le sente troppo forte urla e diventa violento: un giorno, lavorando con l'asina, Cosimo ha sorriso, ha sperimentato sensazioni ed emozioni piacevoli che si sono sovrapposte alle voci cattive. La relazione con l'asina ha permesso di trasformare il silenzio che caratterizza Cosimo in un dialogo in cui le parole sono possibili ma non necessarie: l'asinella consente a Cosimo di "sentirsi a casa" nella sua percezione di sé e del mondo.
Da alcuni anni cinque asinelle vivono al Fatebenefratelli di Genzano che ospita pazienti con diverse sofferenze di tipo prevalentemente psichiatrico: attraverso la presenza delle asinelle e l'onoterapia, il lavoro con i pazienti si è arricchito di una nuova dimensione, le cui potenzialità sono state percepite e condivise anche da altri centri in Italia che praticano attività terapeutiche con l'asino. Da qui l'idea di un incontro nazionale, che si è tenuto il 22 e 23 settembre, presso l'Istituto San Giovanni di Dio di Genzano, con la partecipazione di Asinomania, dell'Associazione Ofelia, e il patrocinio del Comune di Genzano (insieme alla Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio, all'IZS e all'A.i.a.), nel corso del quale è stato presentato un francobollo dedicato alle razze italiane di asini tutelate.
Il convegno ha rappresentato la prima occasione in Italia di un confronto scientifico tra tutti i centri e le istituzioni che operano in questo settore e che hanno scelto, come il Fatebenefratelli di Genzano, di pensare a un approccio terapeutico in un contesto "senza camici". Perché l'asino? Perché funziona: l'asino, infatti, rispetto ad altri animali di solito usati per la pet therapy (cane, cavallo, coniglio), presenta alcune caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto ai percorsi riabilitativi dell'affettività. E' un animale che, per sua natura, offre subito accoglienza e calda protezione (con il suo morbido pelo e il calore che emana dà sensazioni positive e non si sottrae alle manifestazioni dei sentimenti che suscita), sicurezza e affidabilità (è grande, robusto, contiene sia gli abbracci che i gesti bruschi, i suoi zoccoli sono ben piantati a terra nei momenti più difficili delle interazioni, sostiene il peso di chi si rilassa sul suo corpo, ha un comportamento statico che difficilmente prevede la fuga), dialogo e interattività (è curioso, socievole e rispettoso, attivo nel cercare l'interazione con l'uomo senza tuttavia essere invadente).
Si tratta, quindi, di un animale dai tratti somatici e comportamentali che, nella loro autenticità, possono essere delle vere e proprie risorse per i pazienti, soprattutto per quelli psichiatrici che, chiusi nel propri dolore, hanno bisogno di sentire e sperimentare che il mondo e la vita possono dare sensazioni ed emozioni positive.
Fonte : http://www.superabile.it |