Un’amica del dialetto, di Cremonae delle sue tradizioni, Antonia Bertocchi, ci ha inviato un ricordo della magnifica notte, la notte di santa Lucia e insieme un doveroso omaggio al suo asinello, l'animale generoso che accompagna e aiuta la santa a portare i doni ai bambini, senza mai mancare un appuntamento...
«Ricordo che da bambina, la sera di Santa Lucia, mentre tentavo di tenere gli occhi chiusi per paura di ritrovarmeli pieni di sabbia, nella mente si affollavano molte domande... Perché doveva essereunasinello a portare i regali e non un animale più robusto, o un camion?.. e poi, come mai Lucia, una santa, accettava la collaborazione di un animale da stalla, puzzolente, che veniva sempre preso in giro per le sue ingombranti e ridicole orecchie, sinonimo di stoltezza e ignoranza, come noi bambini ben sapevamo, non solo per esperienza diretta sui banchi di scuola.
Chi non ricorda la morale ammonitrice della fiaba di Pinocchio, trasformato in ciuchino per aver ascoltato i cattivi consigli di Lucignolo? Tuttavia, nel travagliato dormiveglia di quella magica notte, l’asinello mi appariva in una luce nuova e misteriosa. In un miscuglio di sentimenti ambivalenti si aprivano spiragli di compassione, perché era maltrattato, e di simpatia perché aiutava Santa Lucia e si sacrificava sotto il peso della soma carica di doni.
Forse Santa Lucia lo aveva voluto vicino a sè proprio perchè non era vero che era sciocco e scontroso, anzi doveva essere intelligente e generoso, se aiutava Santa Lucia... e i grandi, comeal solito, ci avevano raccontato delle bugie per tenerci tranquilli. Qualche dritta giustami veniva da mia nonna Antonia che mi aveva spiegato che Santa Lucia aveva bisogno proprio dell’asinello per guidarla, perché, siccome le erano stati strappati gli occhi durante il suo martirio, era diventata cieca.
Motivo per cui, puniva i bambini che avevano disubbidito ai genitori gettando loro sabbia negli occhi o facendo trovare al mattino, in bella mostra sul tavolo della cucina, un bel po’ di carbone. Queste curiosità hannoanimato la mia ricerca sulle tradizioni popolari padane e portata ad alcune scoperte riguardanti l’asinello di Santa Lucia,un aiutantemagico arrivato damolto lontano. Stando alla ‘StoriaComparate delle Religioni’, è probabile che il mito dell’asinello sia nato in Africa Settentrionale dove questo animale fu per la primavolta addomesticato a partire dal 4.000 avanti Cristo.
Africana è anche la leggenda, raccolta dal poeta e romanziere britannico Robert Graves, che racconta di Lamia, bellissima figlia di Delo, re di Libia, che da Zeus ebbe il singolare dono di levarsi gli occhi dalle orbite e rimetterli a proprio piacere.
Altre ricerche mi hanno permesso di ricostruire il ‘tragitto’ della leggenda di Lamia, che diramandosi in molte varianti dal delta del Nilo verso il bacino del mediterraneo si era ampiamente diffusa in area anatolica, da dove giunse in Padania attraverso i Veneti.
Infatti sin dai tempi omerici i greci avevano portato gli asini dalla Paflagonia, patria anatolica di origine dei veneti (Eneti) famosi allevatori di muli e cavalli che, in fuga dalla guerra di Troia secondo Virgilio fondarono Padova nel 1184 a.C. guidati da Antenore. Le valenze positive dell’asino passarono anche nell’ebraismo e nel cristianesimo con gli episodi dell’asina chiaroveggente di Balaam e degli asini protagonisti delle sacre vicende della vita di Gesù e della sua famiglia. E non è certo un caso se la più completa descrizione della festa medioevale in cui l’asino la faceva da protagonista elevando potenti ragli in momenti clou della liturgia, proviene da un messale duecentesco della cattedrale di Padova, e se numerose code d’asino furono considerate sacre reliquie come quella dell’asino di Gesù, venerata a Verona.
Dunque questo aiutante magico venuta da lontano, compagno di una dea della Luce, la nostra Lucia da Siracusa, approdò con i Veneti nell’età del bronzo in una Padania dove, protetto dai Celti e dai popoli padani, potè giungere fino ai nostri giorni portandoci l’immensa esperienza del dono, capace di illuminare i cuori».
Fonte : http://www.cremonaonline.it