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adempimenti pantagruele il 30-Giu-2008 in Generica | ||||||||||||||||||||||||||||||||
Diario lunghetto, da leggersi a rate, se lo inserissi a pezzi farei sparire dall’anteprima tutti gli altri e comunque sto per andare off line per un po’.. Giorno primo: “IL CODICE DI STALLA” ovvero: il codice disvelato Gli asini devono essere iscritti all’anagrafe degli Equidi. Fin qui ci siamo. Come procedere? Mi informo presso la locale associazione di allevatori. Locale si fa per dire, ha un ufficio a 45 km. da casa mia. Mi dicono che per iscrivere Agnese serve un “codice di stalla” rilasciato dall’AUSL. Contatto l’AUSL e mi dicono che devo recarmi lì per fare domanda. Anticipo una mezza giornata delle preziosissime ferie e mi reco al competente ufficio. Proprio quel giorno non c’è alcun addetto (corso di formazione su nuovo software), una gentile signora, al fine di facilitarmi, si offre di raccogliere i miei dati, così facendo scopre che possiedo già un “codice di stalla”. Trasecolo, vabbeh, ho due cani, un gatto e un pappagallo ma non sapevo che questo mi qualificasse come allevatore. No, il codice di stalla mi è stato automaticamente assegnato con la denuncia obbligatoria dei miei alveari. Ah, già, ho dovuto fare pure quella. Vorrei far notare che le mie api non stanno in una stalla, bensì in una fila di graziose villette unifamiliari con vista parco, ma ingoio la mia indignazione e prendo atto di aver gettato alle ortiche mezza giornata di ferie. Giorno secondo: “IL MICROCHIP” ovvero: “Il grande fratello” Dopo aver spedito a mezzo Fax (ah, la tecnologia!) la domanda di iscrizione aspetto la chiamata del veterinario convenzionato. Aspetto. E aspetto. E aspetto. Dopo tre settimane chiamo l’associazione per sapere quanto devo ancora aspettare, mi dicono che dovrebbe essere già venuto da una quindicina di giorni, forse c’è stato un malinteso, comunque lo contattano loro. A questo punto ricevo una chiamata dal suddetto veterinario convenzionato che mi dà appuntamento di lì a una settimana. Il giorno fatidico ho il primo contatto con la nuova generazione di veterinari equini: le principali differenze con il veterinario del Montenegro consistono nella giovane età e nella ininterrotta conversazione urlata al cellulare. Riesco pure a carpire una diagnosi volante su un cavallo con problemi di schiena “Tal’sé cl’ha che caval? L’ha la Rusghina! Tal sé sl’é la Rusghina? Un testa ad K***z sora la schina!”. Per chi non capisse il vernacolo romagnolo ritengo utile chiarire: penso che la diagnosi esprimesse la convinzione che i problemi sorgessero da una cattiva gestione nell’utilizzo dell’animale come cavalcatura. In una pausa della conversazione mi chiede: “Scalcia?” Mi trovo in difficoltà: appena arrivata Agnese era spaventata e scalciava per un nonnulla, ora è fiduciosa ma quest’individuo berciante è una novità assoluta. Vedendomi dubbioso mi invita a trattenere la bestiola appoggiandomi al fianco per impedirle di girarsi. In una seconda pausa della conversazione telefonica pianta un ago nel collo di Agnese che sobbalza appena. Prova la lettura del microchip e si avvia verso l’auto. Il tutto senza mai interrompere la chiamata. Io consolo Agnese con un biscottino e la lascio al pascolo. Seguono le firme sul cofano dell’auto e la registrazione della volontà di detenere l’asinella come animale di affezione (scelta irreversibile). Vengo informato del fatto che il costo dell’operazione (48 €) lo potrò pagare quando ritirerò il passaporto. Telefono all’associazione allevatori per sapere se possiamo disbrigare la cosa per posta, corriere o altro, non è previsto, ma hanno un veterinario itinerante, se passa dalle mie parti... Contattatolo si rivela gentilissimo, praticamente mi consegna il documento a domicilio. Io sono al lavoro ma ho avvisato mio padre che si è messo di vedetta a casa mia. Orbene, mio padre considera suo dovere mettere dei limiti alla mia supposta eccentricità. Quando legge sul documento “passaporto”, sapendo che stiamo per partire per una vacanza al mare in Croazia, preoccupatissimo non può fare a meno di chiedere: “ma non la vorrete mica portare con voi?”. Pensandoci l’idea di per sè non sarebbe malvagia, ma non ho il trail, sul canotto non ci sta, il viaggio è lungo e, soprattutto, NON RIESCO A TROVARE UN BIKINI DELLA SUA MISURA! Giorno terzo : “LA PROVA” Microchip inserito, passaporto in mano, posso chiedere il test di Coggins, obbligatorio se voglio portarla a spasso, stavolta la cosa è velocissima. Il veterinario lavora anche di sabato: appuntamento, sgambata sotto la pioggia fino al recinto di Agnese, prelievo velocissimo e via verso una nuova destinazione. Dopo due settimane ci sono i risultati: Agnese è sana come un pesce (o come un somaro sano), 19 euro per le analisi e le pratiche amministrative sono finalmente concluse. Devo dire che tutte le persone coinvolte sono state disponibili e hanno fatto di tutto per agevolarmi, anche così ci sono voluti quasi due mesi. |
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